L’ultimo decennio è stato cruciale per il riconoscimento legale del matrimonio gay tra coppie di uomini e di donne in molti paesi del mondo. Anni di lotte, manifestazioni e marce hanno portato finalmente al riconoscimento di un diritto che sembra moderno ma che in realtà ha attraversato il corso dei secoli da tempi lontanissimi.
Ma come funzionava nell’antichità? Le cose erano così complicate come al giorno d’oggi?
La risposta è no e sono numerosi gli esempi di tempi passati in cui le comunità celebravano in totale libertà le unioni tra persone dello stesso sesso.
Il matrimonio omosessuale nell’antichità
Andando a scavare a ritroso sulle tracce del tempo, non è difficile imbattersi in testimonianze di matrimonio omosessuale nella storia. Sembra infatti che nel passato, sia antichissimo che più recente, fosse abbastanza usuale celebrare l’unione tra persone dello stesso sesso anche con il rito religioso.
E’ risaputo che ai tempi degli antichi Greci e dei Romani le relazioni omosessuali erano accettate e vissute con estrema normalità.

Nell’Impero romano sono state rinvenute testimonianze di celebrazioni di riti matrimoniali di questo tipo, che erano solite svolgersi fino a quando l’imperatore romano d’oriente Teodosio II promulgò il Codice Teodosiano che, in accordo con i principi del Cristianesimo in fortissima espansione in quel momento, vietava ogni rituale che legasse persone appartenenti allo stesso sesso.
Da questo momento in poi i rapporti tra omosessualità e Chiesa divennero sempre più tesi, fino ad arrivare ad oggi dove le sovrastrutture sociali e le rigide regole ecclesiastiche sembrano rendere impossibile qualsiasi tipo di contatto tra la chiesa e il mondo LGBT.
L’era moderna e le unioni tra coppie dello stesso sesso
In tempi più moderni, si ritrovano racconti nei diari di viaggio dei colonizzatori americani che scoprirono cosa è il matrimonio sessuale grazie ai nativi americani.
Scritti, documenti dell’epoca e atti giuridici riportano storie di appassionati amori omosessuali in ogni luogo d’Europa, da Valencia a Roma, passando per Parigi o l’Inghilterra.
Storie e ballate sui pirati che solcavano i mari a largo delle coste del Vecchio Continente narrano di come a bordo ci si sposasse tra uomini e, alla morte di un coniuge, si ereditassero tutti i suoi averi.
Anche l’ Oriente riporta numerosi episodi, e in particolare in Cina durante la dinastia Ming, abbiamo i primi esempi di matrimonio lesbico. Alle donne infatti era riconosciuta la possibilità di unirsi contrattualmente a giovani donne attraverso affascinanti cerimonie e rituali tradizionali.
Il matrimonio omosessuale: cosa significa nell’800

Nel giugno del 1801, nella tradizionalista e super cattolica Spagna, viene celebrato il primo matrimonio gay tra donne. La storia tra Marcela Gracia Ibeas e Elisa Sánchez Loriga però, più che un romantico lieto fine, somigliò più a una tragedia. In realtà il celebrante non sapeva che si trattasse di un’unione lesbo, in quanto per coronare il proprio sogno d’amore con rito religioso Marcela dovette travestirsi da uomo, celando quindi la sua vera natura. La travagliata e romantica storia delle due amanti è narrata nel libro di Narciso de Gabriel e nel film di Isabel Coixet.
Senza allontanandosi troppo geograficamente parlando, si è scoperto come la Toscana, e in particolare Firenze, siano state all’avanguardia sul tema già dal 1800, con un’atmosfera totalmente diversa da quella spagnola.
Nel suo film documentario “Ubi tu gaius, ego gaia”, il regista Matteo Tortora porta alla luce la romantica storia di un amore omosessuale coronata da un matrimonio che ricalca per moltissimi aspetti il rito tradizionale e che fu conclamato da tutto il piccolo paesino di provenienza.
Se questo era possibile più di duecento anni fa, cosa è capitato nel frattempo per arrivare ancora nel 2021 a combattere contro omofobia e pregiudizi?
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